Pensione minima, come vivere con 515 euro al mese

Al giorno d’oggi la Pensione minima risulta non essere più abbastanza e in tanti si chiedono come vivere con 515 euro al mese: ora c’è una petizione in Parlamento per alzare la cifra dell’importo

Pensioni (foto: Pixabay)
(foto: Pixabay)

Problemi risolti per quanto riguarda il Sistema delle pensioni? A quanto pare ancora no. C’era tanta attesta riguardo la riforma pensioni del 2022, ora in discussione in Parlamento, ma questa non risolverà il problema di centinaia di migliaia di pensionati.

L’attuale sistema pensionistico, infatti, risulta essere insufficiente e numerosi pensionati oggi si chiedono, giustamente, come vivere con 515 euro al mese, cifra che corrisponde all’assegno della pensione minima, ricevuta da chi non ha maturato contributi sufficienti.

La Pensione minima non è sufficiente: richiesta una petizione in Parlamento

Come già detto in precedenza, l’assegno per la pensione minima di 515 euro al mese è assolutamente insufficiente per vivere una vita (tra l’altro in età avanzata) dignitosa. Difficile immaginare, infatti, come si possa vivere con 515 euro al mese.

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Il motivo per cui la cifra di cui parliamo è così bassa riguarda il fatto che, in passato, molti dei pensionati che oggi ricevono l’assegno erano agricoltori. Questa categoria, infatti, non prevedeva un versamento alto di contributi.

Proprio per questo, l’Associazione Nazionale Pensionati di Cia Agricoltori Italiani si è fatta sentire. L’ Anp-Cia con una petizione, è stata fatta chiesto di inserire nel confronto istituzionale la richiesta relativa all’aumento delle pensioni minime, fino a 650 euro.

Pensioni (foto: Pixabay)
(foto: Pixabay)

Vivere con 515 euro al mese, come pensione minima, risulta essere praticamente impossibile. Vediamo dunque come ottenere l’integrazione al trattamento minimo. Per fare ciò è necessario fare domanda di pensione: se l’assegno liquidato è inferiore a 515,58€ è possibile richiedere all’ente pensionistico la corrispondente differenza.

Ma, attenzione, il diritto all’integrazione spetta solo a chi possiede determinati limiti di reddito. Un esempio riguarda lo stato coniugale. Per un pensionato coniugato, infatti, il reddito complessivo non deve superare di 4 volte il trattamento minimo pensionistico, mentre per il pensionato non coniugato il limite corrisponde a 2 volte.

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In ultimo, va ricordato che quei pensionati che non possiedono contributi risalenti a prima del 1996, non possiedono il diritto all’integrazione al trattamento minimo. Inoltre, i redditi da dichiarare si riferiscono a quelli assoggettabili a Irpef e tassazione separata.

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