Reddito di Cittadinanza, così l’Ufficio Postale passava la tessera a chi non doveva averla

Ecco come funzionava la truffa sul Reddito di Cittadinanza. Così l’Ufficio Postale passava la tessera a chi non doveva averla

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Ancora una truffa che vede al centro il Reddito di Cittadinanza. Dopo le numerose segnalazioni e gli scandali sui finti percettori del sussidio, è saltata fuori l’ennesimo raggiro ai danni dello Stato e dei cittadini italiani. L’utilizzo illegale del reddito, infatti, è un problema serio che la Guardia di Finanza sta cercando di affrontare.

Nei giorni scorsi, infatti, è balzata alle cronache l’ennesima truffa sul Reddito di Cittadinanza. Protagonista del raggiro è un Ufficio postale che passava la tessera a chi non doveva averla. Una storia che ha dell’assurdo, se non fosse realmente accaduta. Ecco cosa è successo.

Reddito di Cittadinanza, così l’Ufficio Postale passava la tessera a chi non doveva averla

Al centro dell’ennesima truffa sul Reddito di Cittadinanza ci sarebbe una presunta organizzazione criminale pakistana. Con la collaborazione di alcuni complici, un Ufficio Postale passava la tessera a chi non doveva averla e non ne aveva diritto.

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Un vero e proprio sistema che, con la complicità di un Caf e un impiegato di un Ufficio Postale, ha portato ad un giro di affari di circa due milioni di euro. A rivelarlo è stato il quotidiano “Il Messaggero”, che ha parlato di un’organizzazione ancora non ben definita, ma complessa e ben strutturata.

Per mettere a punto la truffa, l’organizzazione pakistana contattava alcuni connazionali potenzialmente aventi diritto di ricevere il RdC. A questo punto si offrivano di occuparsi di tutti i moduli burocratici per ottenere il sussidio, chiedendo tutti i dati della vittima.

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Compilata la richiesta, veniva contattato il complice impiegato dell’Ufficio Postale che non segnalava alcuna incongruenza con i dati ricevuti. A questo punto, la tessera del Reddito veniva ritirata, al posto dell’avente diritto, da un complice dell’organizzazione.

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Partiva quindi il gioco del riciclo di denaro. I truffatori si rivolgevano ad esercizi commerciali che aiutavano loro a simulare un acquisto fittizio. Mentre la somma di denaro veniva distribuita ai complici. Le indagini sono ancora in corso e vedono, per ora, circa 250 percettori coinvolti. Un danno di circa 2 milioni di euro.

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