Pensione, ecco i primi che potranno andarci. E a cosa dovranno rinunciare, dice l’INPS

L’ultima proposta di Pasquale Tridico mira ad una pensione anticipata a 63-64 anni con la quota contributiva e rilasciando la parte retributiva a 67 anni.

Superare Quota cento con l’Ape contributiva. La proposta, illustrata durante un’audizione alla Camera, viene da Pasquale Tridico, presidente Inps e prevede l’uscita anticipata dal lavoro a 63 o 64 anni, usufruendo soltanto della pensione contributiva maturata a quella data. Per ricevere l’assegno completo, con in aggiunta la quota retributiva, bisognerà invece aspettare i 67 anni. Una sorta di pensione temporanea elaborata “sulla base di ciò che il lavoratore ha creato fino a quel momento attraverso la sua contribuzione, che potrebbe essere l’altra gamba di Ape sociale“, ha detto Tridico. Rilasciando la parte retributiva a 67 anni, si creerebbe una certa flessibilità nell’età di accesso alla pensione.

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Una misura definita dal Presidente Inps assolutamente sostenibile dal punto di vista finanziario, con un costo stimato di 453 milioni nel 2022 che salgono fino a 1,165 miliardi nel 2025. Si tratta però di anticipi di cassa, quindi una misura a costo zero e che consentirebbe il pensionamento di 50mila lavoratori in più nel 2022, 66mila nel 2023, 87mila nel 2024. “E’ un’ipotesi pienamente sostenibile dal punto di vista finanziario, non grava sui conti dello Stato, si potrebbe prevedere un periodo minimo di contribuzione di 20 anni, e aver maturato una quota contributiva di pensione pari a 1,2 volte l’assegno sociale. La prestazione spetterebbe fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, a 67 anni, sarebbe quindi un’anticipazione di prestazione per 3 o 4 anni, secondo come deciderà il legislatore di porre l’asticella dell’accesso”, ha detto il presidente Inps.

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Al contrario, “la proposta che prevede la pensione anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, costerebbe 4,33 miliardi nel 2022, per arrivare a 9,3 miliardi nel 2030”, ha aggiunto durante i lavori in commissione Lavoro alla Camera. Il meccanismo di Tridico, insomma, permetterebbe di anticiperebbe la prestazione per 3 o 4 anni a seconda di come il legislatore deciderà di mettere l’asticella di accesso. “Si potrebbero inoltre prevedere anche meccanismi di staffetta generazionale, anche in relazione a contratti part time”, ha proseguito Tridico.

Il no di Cisl

Non ci sta però la Cgil. Il calcolo di Tridico, spiega il responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale Ezio Cigna, ipotizza che tutti gli aventi diritto si avvalgano dell’opzione. “Inoltre non si considera che la componente contributiva, ormai prevalente in quasi tutte le posizioni personali, non costituisce una spesa aggiuntiva ma solo un’anticipazione di spesa. Per noi il picco massimo di spesa annua non supererebbe il miliardo e mezzo, e pertanto questo intervento sarebbe sostenibile”, ha detto Cigna. Per la Cisl, un passo importante ma non sufficiente, perché “è necessario consentire di andare in pensione in modo più flessibile a partire dai 62 anni di età. In ogni caso, consentire a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età”. La manovra decisiva è attesa in Parlamento entro il 20 ottobre.

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