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Nuovo anno, adeguamento delle Pensioni minime. Ma non per tutti

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Riccardo Magliano

Il 2022 si aprirà con un aumento delle pensioni minime, almeno per alcune categorie. Non tutti infatti potranno beneficiare di un importo maggiore sulle proprie pensioni.

Il nuovo aumento delle pensioni minime in programma per il 2022 non avverrà per tutti, ma solo per alcune categorie di persone. Gli aumenti previsti, infatti, saranno solo per coloro che soddisfano alcuni requisiti, innanzi tutto di reddito. Per poter essere tra i beneficiari dell’aumento delle pensioni minime, il reddito annuale non deve essere superiore a 6.702,54 euro (o 13.405,08 euro per l’aumento parziale), oppure di 20.107,62 per il reddito coniugato di una coppia di coniugi (26.810,16 euro per l’aumento parziale). Anche in questa circostanza, la pensione minima del contribuente non dovrà essere oltre i 6.702,54 euro all’anno.

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La rivalutazione delle pensioni e l’aumento dell’inflazione permetteranno alle pensioni di aumentare di importo in maniere considerevole. Già nel 2021 l’inflazione positiva avrebbe portato alla rivalutazione al rialzo delle pensioni medie, anche se il blocco imposto dal Governo in tempo di crisi ha impedito tale rialzo. Alla scadenza del blocco, fissata per la fine dell’anno, le pensioni tornerebbero a salire da 300 e 1.000 euro all’anno, a meno che non venga imposto un ulteriore blocco anche per il 2022, in occasione della Legge di Bilancio. Dopo la fine del regime sperimentale 2019-2021, con il nuovo sistema di calcolo, dal 1 gennaio 2022 le pensioni continueranno a rivalutarsi al 100% fino a 4 volte il minimo, dopo di ché si applicano le aliquote al 90% fra 4 e 5 volte il minimo, infine al 75% per le pensioni di importo più alto. Su queste basi, considerando l’inflazione, si stima che su una pensione di 1.500 euro l’aumento sarà di 300 euro l’anno.

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Considerado il caos attorno alla discussione per la riforma delle pensioni post Quota 100, il Governo non ha ancora preso una decisione se attuare il “metodo Prodi” o il “metodo Conte”. Se prevarrà la prima soluzione si avranno degli aumenti pensionistici compresi tra 126 euro l’anno per le pensioni che non superano i 1.500 euro lordi al mese fino a 1.027 euro per gli assegni più alti. Se dovesse prevalere il secondo metodo, la forbice sarebbe più stretta e l’aumento sarebbe compreso tra 126 e 484 euro all’anno. Ogni ulteriore speculazione è rimandata alla Legge di Bilancio, visto che per adesso non è possibile prevedere neanche l’assenza di un nuovo blocco del Governo alle rivalutazioni piene.

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