Pensioni, se ci speravi c’è la proroga: puoi lasciare il lavoro 5 anni prima

Pensione in anticipio di 5 anni con il contratto di espansione. La misura promossa e prorogata fino al 2023.

La misura del contratto di espansione, partito come misura legata alla pensione parallela a Quota 100 tra il 2019 e il 2020, ha riscosso molte più simpatie e risultati positivi rispetto alla sua più chiacchierata controparte. La misura è risultata talmente buona agli occhi delle istituzioni, che con la Legge di Bilancio 2022 si pensa si prorogarla fino al 2023. Alla formula originale del contratto di espansione è stata fatta una sola modifica in sede di dibattito per la proroga, ma il fine ultimo resta lo stesso: permettere ai lavoratori di andare in pensione fino a 5 anni in anticipo rispetto al normale.

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La misura del contratto di espansione è stata presentata nel “pacchetto lavoro” proposto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e successivamente inserita nel Decreto Sostegni. Il contratto d’espansione consente alle aziende una pluralità di azioni. In primis, far uscire personale a 60 mesi dalla pensione di anzianità; in secondo luogo, permette di assumere risorse qualificate; ma anche di utilizzare la Cigs fino a 18 mesi con una riduzione media oraria del 30% per i lavoratori privi dei requisiti per lo “scivolo”. Infine, permette di formare i dipendenti sulle competenze che necessitano di aggiornamenti. Fino ad adesso, il contratto di espansione ha riguardato solo le imprese con almeno 250 dipendenti. Il Sostegni bis abbassa la soglia a 100 dipendenti, arrivando a coinvolgere circa 15 mila aziende e raggiungendo una platea potenziale di circa 27 mila dipendenti nel 2021 . La stima è contenuta nella bozza di relazione tecnica alla norma da inserire nel decreto Sostegni bis che interviene nuovamente sullo strumento introdotto nel 2019. Il contratto di espansione mira ad aiutare le riconversioni e le ristrutturazioni aziendali.

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Il lavoratore che aderisce all’accordo percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Il costo, per tutta la durata dell’anticipo, è a carico dell’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento. L’obiettivo è favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, evitando il fenomeno degli esodati. Inoltre, è un aiuto al ricambio generazionale, in quanto l’accordo tra azienda e sindacati deve contenere anche un certo numero di nuove assunzioni. Il contratto di espansione può essere firmato dai dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia che quella anticipata. I lavoratori devono chiudere il rapporto entro il 30 novembre 2021. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.

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