Fisco, controlli anti-frode: partita la caccia ai “furbetti”

Il Fisco prosegue con i suoi controlli anti-frode ed anti evasione fiscale. Partita la caccia dei furbetti del contributo a fondo perduto che rischiano di pagare sanzioni fino al 200% in più della cifra da restituire.

Siamo tutti sotto controllo e sulle nostre operazioni pesa l’occhio del Fisco. L’Agenzia delle entrate, infatti, prosegue con i suoi controlli anti-frode ed anti evasione fiscale. Sembra essere ormai partita la caccia dei furbetti del contributo a fondo perduto che rischiano di pagare sanzioni fino al 200% in più della cifra da restituire. Nel caso di errore, l’Agenzia permette di restituire l’indebito introito con le modalità stabilite dall’articolo 17 del dlgs del 9 luglio 1997, n. 241. Si dovrà, in questo caso, versare le correlate sanzioni mediante applicazione delle riduzioni di cui all’articolo 13 del dlgs 17 dicembre 1997, n. 472.

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I grandi contribuenti subiranno un controllo preventivo attraverso il tutoraggio alla cooperative, al fine di rendere l’attività di controllo sempre più capillare. L’analisi di rischio si concentrerà nelle informazioni del gruppo di appartenenza, su cui il Fisco potrà controllare i dati dichiarati dal 2014 al 2018. L’obiettivo è portare quanto meno ad una selezione delle situazioni incerte, soffermandosi laddove ci sono campanelli d’allarme di frode o evasione.

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Contributo a fondo perduto

Con la risoluzione 45/E pubblicata il 7 luglio, l’Agenzia delle Entrate autorizza il recupero dei contributi a fondo perduto non spettanti con l’istituzione dei codici tributo per il versamento degli importi dovuti a seguito dell’adozione dei relativi atti di riscossione. “Qualora il contributo sia in tutto o in parte non spettante, anche a seguito del mancato superamento della verifica antimafia, l’Agenzia delle entrate recupera il contributo non spettante, irrogando le sanzioni in misura corrispondente a quelle previste dall’articolo 13, comma 5, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e applicando gli interessi dovuti ai sensi dell’articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in base alle disposizioni di cui all’articolo 1, commi da 421 a 423, della legge 30 dicembre 2004, n. 311″, si legge nel documento.

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L’obiettivo è quello di recuperare almeno 14 miliardi di euro. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato che nel 2020 sono stati registrati tra gli 80 e i 90 miliardi di ricchezza sottratta alla collettività. Gli accertamenti pianificati sulle piccole e medie imprese, saranno preceduti da un’analisi di rischio. In base all’indice di pericolosità fiscale, si utilizzerà il portale dell’Agenzia, che dispone di 161 banche dati di cui 35 direttamente gestite dall’Agenzia.

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