Bolletta della luce stravolta: cosa può fare il Governo per evitare l’impatto degli aumenti sulle famiglie italiane

In vista degli aumenti sulle bollette che scatteranno dal prossimo primo ottobre, il Governo è a lavoro per un piano d’urto. 

Serve un cambio di passo, e subito, per cercare di rispondere all’aumento delle tariffe del gas e della luce che scatteranno dal prossimo primo ottobre. La corsa al rialzo delle materie prime a causa dell’aumento della domanda ben superiore all’offerta, ha fatto lievitare i prezzi in tutto il mondo e in particolare l’Europa, dove il gas viene usato stabilmente per sostituire il carbone e per produrre energia. Per produrre energia l’Italia si affida principalmente al gas naturale che, nel 2018, ha rappresentato il 45% della produzione elettrica del nostro paese. L’Italia è inoltre il secondo più grande importatore in Europa con la Russia che è il nostro principale fornitore con 32 miliardi di metri cubi importati nel 2018. In Italia pesano anche gli oneri di sistema il cui prezzo medio italiano è pari a 152,58 euro per megawattora contro 130 euro degli altri Stati.

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Si prevede una spesa di 247 euro in media a famiglia nell’arco dell’anno, causato principalmente del rincaro del metano sui mercati internazionali. Già a luglio, l’aumento del prezzo del metano sul mercato internazionale e della CO2 avevano fatto impennare del 20% le tariffe delle bollette. Così, il governo era intervenuto riducendo al 10% il rincaro stanziando 1,2 miliardi per reggere l’onda d’urto. Il primo ottobre, all’inizio del quarto trimestre, il rincaro sarà ancora più forte, del 40%.

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Le mosse del governo

A studiare le misure da mettere in atto sono i tecnici del ministero dell’Economia. Quattro miliardi di euro dovrebbero servire ad azzerare e ridurre gli “oneri di sistema” che gravano sulle bollette in modo tale da non comportare aumenti del saldo finale. Gli oneri di sistema saranno trasferiti a carico della fiscalità generale. Inoltre, l’intervento dovrebbe essere ancora più deciso per le famiglie con un indice Isee uguale o inferiore ai 20.000 euro. Da scartare l’ipotesi di una riduzione dell’IVA pagata sulla fornitura di energia e sui servizi connessi così come l’aumento della tassazione per le imprese produttrici e distributrici di energia e gas.

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